mercoledì 25 settembre 2013

Monte Orsello prima della sera

Sulla cresta di Monte Orsello ammiravamo l’estensione delle ombre della sera. La notte mangiava i rilievi più bassi, per farspazio a quello che sarebbe stato il buio. Guardavamo dall’alto il fitto dei boschi che si copriva sotto quel manto definito, come unacoperta in grado di portare con sé il riposo, e amalgamare i colori in un’unica tonalità. I Centomonti della Piana di Campo Felice siaccendevano d’oro sotto lo spettro finale del sole, parevano come dune di deserto, nonostante immobili, animate soltanto dalmovimento lento dell’ombra. Da lì a poco tutto si sarebbe adagiato nella notte, i cavalli si spostavano lentamente allaricerca di ripari di fortuna, mentre i pascoli venivano raccolti sotto gli occhi vigili dei cani pastore.


sabato 21 settembre 2013

Monte La Meta da Picinisco

La Meta teneva la testa di tutto il gruppo delle Mainarde, segnando il triplice confine tra Abruzzo, Lazio e Molise. Ilversante laziale trovava il varco di accesso a seguito del paese Picinisco: una lunga strada ricca di tornanti a gomito saliva indirezione della montagna, mostrando in ripida progressione la bellezza della Ciociaria. Ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo,Lazio e Molise trovavamo l’essenza della sua natura selvaggia, il sentiero, dapprima nel bosco, si schiariva nelle alture superiori,aperte e sassose, stemperate dal candore delle pietra. Le vallate si amplificavano mostrando scorci severi, spogli e impervi, in unsusseguirsi di doline che ne movimentavano la superficie. Monte La Meta si innalzava dal Passo dei Monaci con la sua maestosapredominanza, e rivelava su di sé branchi indisturbati di camosci. Sulla linea di cresta lo sguardo si apriva anche sul versanteabruzzese, lasciando scoprire la Val Pagana e i Biscurri, dove erano ancora percepibili i resti di un antico Blockhaus, un fortinoin pietra utilizzato nell’Ottocento dai soldati piemontesi nella lotta contro brigantaggio abruzzese, secondo d’importanza solo aquello della Majella. Lo sguardo si apriva sulla riserva integrale di Monte Petroso, in un gioco di chiaroscuro di nuvole talmentebello da metterlo in risalto, così come con tutte le altre montagne del Parco.

domenica 15 settembre 2013

Serra Sparvera - anello da Scanno per il Malpasso e la Valle Jovana

Finalmente tornavano le mie montagne, il verde intenso dei boschi impenetrabili e l’aria fresca degli anticipi d’autunno.Settembre portava con sé la quiete di visibilità lontane, i contrasti definiti delle nuvole, e l’amore conclusosi nei frutti della terra.Quella che per molti era una stagione malinconica, per me rappresentava la condizione perfetta per l’ammirazione deicolori. Da Serra Sparvera ammiravamo un anfiteatro di montagne: dalla lunga linea di cresta del Parco Nazionale, losguardo saltava di cima in cima a toccare le vette di Monte Genzana, Monte Greco, Monte Pratello, ed un susseguirsi di rilievipiù o meno conosciuti, caratterizzati da versanti selvaggi ed isolati. Scoprivamo un nuovo punto di vista sull’altopiano delleCinque Miglia, il Lago di Scanno e, con attenzione, anche il Lago Pantaniello nella Valle di Chiarano. Ovunque si manteneva ancorala bellezza vellutata dei prati, beneficiati dalle tante piogge dell’estate, ancora distinti da un verde intenso. Ci immergevamonella valle di Jovana, dove c’era un piccolo nucleo di case, tra le quali un agriturismo a conduzione familiare, dove poter mangiaree dormire, separato dal paese da almeno cinque chilometri di strada sterrata. In questo luogo così isolato l’orso marsicano era solito venire a curiosare.
 
Agriturismo Jovana – Località Jovana Comune di Scanno 67038 (AQ) – 0864 74657 – info@jovana.it

 

giovedì 5 settembre 2013

Isole Egadi - Il Castello di Monte Santa Caterina a Favignana

Una lunga scalinata saliva l’unico rilievo dell’isola, la cui cima era cinta dal Castello di Favignana. Sul fare della sera l’ombra della montagna inghiottiva il piccolo paese di mare, si accendevano i primi lumi dei lampioni mentre il silenzio si perdeva all’orizzonte.Tra i rovi e gli arbusti mediterranei giaceva per terra un vecchio cartello arrugginito che indicava la località come zona militare, anche gli abitanti del posto ne sconsigliavano l’accesso segnalando il castello come pericolante, ma nulla era in grado difermare la curiosità di chi approdava nell’isola. Quasi tutti rendevano omaggio a quella piccola terra ferma, salutando il tramonto dal suo punto più alto. La gente abitava per pochi momenti quella vecchia fortezza spalancata, perdendosi tra scalee sale offuscate, vecchi oggetti arrugginiti e mura deteriorate. C’era chi saliva e chi scendeva, quell’ambiente pareva animarsi dell’ombra delle persone, che con i loro passaggi veloci non si lasciavano individuare. Un’enorme antenna radar era ormaiferma da molti anni. (…) Ma purtroppo quel che si perde è la visione da vicino del superbo edificio e soprattutto di quanto resta delle cupe celle in cui furono rinchiusi alcuni dei più gloriosi eroi del Risorgimento. Il Forte venne edificato su unapreesistente torre di avvistamento saracena (IX secolo) da Ruggero Il il Normanno nel XII secolo e quindi ampliato come quello di S. Giacomo nel 1498 da Andrea Rizzo, signore di Favignana, contro gli attacchi corsari. Nel 1655 esso fuulteriormente fortificato dagli Aragonesi. Il suo triste destino di carcere ebbe inizio nel 1794, quando i Borboni cominciarono ad inviarvi i patrioti dei vari moti insurrezionali in condizioni di prigionia a dir poco inumane. Dopo lo sbarco di Garibaldi aMarsala, nel 1860, la folla che liberò gli ultimi infelici qui rinchiusi devastò nella sua furia l'interno delle celle e ogni cosa che potesse ricordare tanta ingiustizia. Ma la struttura dell'edificio rimase in piedi e venne trasformata in semaforo; poianche questo andò in disuso poiché spesso il picco montuoso è avvolto dalle nuvole ed è invisibile ai naviganti proprio quando servirebbe di piu. Il Forte S. Caterina avrebbe potuto ora servire alla riflessione degli italiani, ma pare che qualcosa si oppongaad una sua destinazione di pace. (…). (Il testo riportato in corsivo è stato tratto dal sito www.favignana.com, dove in questa pagina è riportato l’articolo integrale).

mercoledì 4 settembre 2013

Isole Egadi - Favignana

Gli occhi dei pescatori sono profondi come il mare, nascondono un infinito azzurro di nobile gentilezza, raggiunta con il lavoro e lafatica e il continuo confronto con l’elemento liquido del mondo. Le anime buone si riconoscono in mezzo a centomila, anche se inapparenza rimangono diffidenti perché nei porti di mare non ci si può affezionare. Grazie ad Enzo, un pescatore di Favignana,avevamo conosciuto alcune delle prospettive più belle dell’isola: Cala Rossa vista dal mare lasciava leggere tutte le sue cave dicalcarenite, mentre Cala Rotonda si proteggeva dai venti avvolta dall’anfiteatro dei suoi scogli. L’acqua limpidissima libera dallaposeidonia lasciava proiettare perfettamente l’ombra della barca sul fondale, mentre banchi di occhiate ci giravano attorno comese fossero impegnate nel gioco di una danza.
Miriam – Gite in barca a Favignana (Isole Egadi) arcipelagomiriam@gmail.com

martedì 3 settembre 2013

Isole Egadi - Marettimo

La bellezza di Marettimo stava nella sua particolare conformazione: si innalzava come una piccola montagna direttamente sul mare, come a volerne marcare l’archetipo.Esposta più a Ovest di tutte le Isole Egadi si estendeva verso l’oblio del Mediterraneo: oltre di essa centinaia di chilometri la separavano dalla terra ferma. Secondo molti Marettimoidentificava Itaca, la patria di Ulisse, il luogo chiave dove la vita trovava il suo senso, dove il viaggio era la soluzione terrena del passaggio fugace dell’uomo, perché senza un luogo dove tornarenessun viaggio trovava il senso del partire. Il vento lambiva le coste selvagge di Marettimo, percorrendo percorsi esposti a strapiombo sul mare, Penelope gli raccontava tutte le sue pene,sotto la triste attesa che mirava all’orizzonte, mentre il castello di Punta Troia si innalzava come una certezza, con la bellezza di chi l’aveva edificata. Da quei baluardi inespugnabili avevamo difronte la traiettoria delle Baleari, il mondo giaceva al di sotto del livello del mare, al di sotto della sconosciuta inquietudine dell’oblio. Più in alto, a vedetta dell’isola, tra i resti delle CaseRomane, vi era una piccola Chiesa Bizantina, che, con il suo chiaro stile di richiamo orientale, lasciava ipotizzare la sua nascita intorno all’XI secolo, per probabile opera dei monaci dirito bizantino. Marettimo era senza dubbio la più bella delle Isole Egadi, perché era in grado di mantenere ancora integra la sua autenticità.