domenica 2 marzo 2014

Il Quadrato Magico del Sator e la Chiesa di San Pietro ad Oratorium presso Capestrano

La facciata frontale della chiesa di San Pietro ad Oratorium portava su di sé l’effigie di Re Desiderio: secondo alcuni studiosi il re dei Longobardi aveva promosso, nell’VIII secolo, lacostruzione dell'antico monastero in seguito ad un sogno. La Chiesa giaceva solitaria immersa nel bosco, accompagnata soltanto dallo scorrere delle acque del fiume Tirino. Le sue muraincastonavano nel severo rigore della pietra bellissime lavorazioni lapidee con motivi vegetali e zoomorfi: esternamente c’erano fiori, tralci, foglie di acanto ed un drago, e c’era anche ilquadrato magico del Sator. SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS erano le cinque parole palindrome che rimanevano inalterate se lette da sinistra a destra e viceversa, e dall’altoin basso e dal basso in alto. Un possibile anagramma svelava l’enigma del Pater Noster, con l’alfa e l’omega, il principio e la fine, indicate nelle lettere rimanenti A e O, che suggerivanol’Apocalisse di Giovanni: ne derivava la supposizione che il quadrato magico del Sator fosse un sigillo nascosto in uso tra i primi cristiani ai tempi delle persecuzioni. Molte altre tesicercavano di svelare l’origine oscura di questo antichissimo rebus, inciso sulla pietra di diverse chiese d’Italia e d’Europa, dagli anagrammi diabolici alle croci templari, e persino alleinterpretazioni della Kabbala ebraica sui nomi dell’Eterno, ma la caratteristica che rendeva unico questo specifico quadrato magico, proprio della Chiesa di San Pietro ad Oratorium diCapestrano, era che qui vi era posto in maniera capovolta. Il quadrato rovesciato lasciava accrescere su di sé l’enigma, se non era il frutto di un errore grossolano poteva essere la negazioneesoterica di quello che generalmente rappresentava, ma non c'è dato saperlo.

Di seguito sono riportate in corsivo le informazioni sulla chiesa, tratte da un cartello informativo del luogo.

La Chiesa di San Pietro ad Oratorium fu edificata nella contrada detta di “Araturo”, con nome derivante presumibilmente da un castello distrutto, da cui si originò successivamente il toponimo di Oratorium. La località si trova in uno degli angoli più pittoreschi d’Abruzzo, caratterizzato da molteplici testimonianzelegate all’opera paziente dei monaci benedettini che l’abitarono fin dall’VIII secolo. Molti storici considerando veritiera l’iscrizione appsta sull’architrave dell’ingresso ed autentico il precetto contenuto nel Chronicon Vulturnense, ritennero che Desiderio, re dei Longobardi, promosse la costruzione delmonastero nel 722, in diretta dipendenza dalla casa madre benedettina di S. Vincenzo al Volturno. Altri considerarono invece che il complesso fosse stato fondato da papa Stefano II nel 756, pur sempre dipendente dal monastero volturnense. Il complesso benedettino di S. Pietro era composto in origine da unmonastero e dalla chiesa, in un insieme di alto valore architettonico, artistico, strategico e religioso. Nel corso del tempo il convento fu completamente distrutto, mentre la chiesa subì una radicale ricostruzione intorno al 1100. La nuova fondazione fu consacrata nel 1117 da papa Pasquale II, elasciata alla dipendenza di S. Vincenzo. L’architettura chiesastica che prese forma in Abruzzo fra l’XI e il XII secolo, derivata sostanzialmente dal modello cassinese ed influenzata dalla solenne fondazione di S. Liberatore alla Majella, consiste, per la maggior parte dei casi, in edifici longitudinali a tre navateterminanti in altrettante absidi semicircolari, come nella ricostruzione romanica della chiesa di Capestrano. Qui le navi sono ritmate da pilastri sostenenti arcate a tutto sesto culminanti prospetticamente nel presbiterio, rialzato rispetto all’aula, e le pareti laterali mostrano una rastremazione verso lazona dell’altare maggiore, quasi che i costruttori volessero trasmettere ai fedeli la sensazione di avvicinarsi progressivamente a Dio. Nel corso degli anni la chiesa subì profondi rimaneggiamenti: le arcate furono murate e l’impianto ridotto alla sola nave mediana, che fu così isolata dalle navatellelaterali. I restauri attuati alla metà del ‘900 hanno in parte restituito alla chiesa l’originaria impostazione, con il recupero delle murature dei fianchi, delle tre piccole absidi e delle coperture lignee. Una menzione particolare meritano gli affreschi della zona presbiteriale, nati dalla volontà di coniugarela tendenza antichizzante di matrice cassinese con la spontanea creatività locale; essi sono considerati fra i più antichi documenti in Abruzzo realizzati nel momento della ricostruzione romanica dell’edificio. La raffigurazione più importante  è quella del Redentore fra gli Evangelisti e i ventiquattro vegliardidell’Apocalisse, a cui si accompagnano figure di Santi e di Monaci: al di sopra dell’arco absidale è raffigurato Cristo benedicente alla greca (l’anulare ripiegato sul pollice, mignolo, indice e medio sollevati), attorno ci sono gli Evangelisti accompagnati dai loro simboli, due grandi serafini ed i Senioridell’Apocalisse rappresentati nell’atto di levare le coppe verso Cristo. Nel catino sono infine raffigurati Santi benedettini in preghiera, ognuno inquadrato da un’elegante nicchia dipinta che rammenta la decorazione plastica dei templi benedettini. (Notizie tratte da un cartello informativo del luogo).

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