domenica 31 agosto 2014

Cicloturismo 1ᵃ tappa: Scoppito - Amelia

Il viaggio effettuato in bicicletta diveniva l’essenza stessa della nostra destinazione. Non importava sapere dove andare, ma scoprire i luoghi con un nuovo punto di vista. I bagagli mirati eselezionati a causa del peso da portarsi dietro e la consapevolezza dell’essenziale erano alcune delle prerogative più belle di questa nuova esperienza. Procedevamo verso Nord Ovest, in fuga dalprimo ciclone di settembre, l’autunno meteorologico manifestava tutti i suoi segni, eccedendo in molte località italiane situate ad Est. Attraversavamo Antrodoco, Cittaducale, Rieti e Terni,concedendoci una pausa nel meraviglioso paese di Narni. Amelia era la nostra destinazione, il maltempo era giunto sopra di noi ma ormai avevamo stabilito quale fosse la nostra sosta per la notte.Poco dentro le antiche mura il Palazzo Farrattini garantiva il servizio di Bed & Breakfast, una residenza d’epoca intelligentemente gestita da un discendente della famiglia. Lagentilezza di questa persona e la bellezza delle sale affrescate concludeva il primo bellissimo giorno della nostra vacanza.
Tragitto percorso in bici: Scoppito - Sella di Corno - Antrodoco - Rieti - Piediluco - Marmore - Terni - Narni - Amelia.

domenica 24 agosto 2014

Majella - Monte Amaro dalla Fonte di Nunzio e il Vallone di Femmina Morta

La parte sommitale della Majella sembrava un maestoso altopiano incastonato tra le nuvole. Distese sconfinate di ghiaionirivelavano tra il pietrame la presenza di piccoli fiori, ridotti nelle dimensioni poiché adattati a quell’ambiente così severo.L’assenza di alberi e di ripari conferiva all’insieme una visione lunare, malinconica e desolata, con prospettive lontane intente asmorzarsi negli inghiottitoi o fin dove lo sguardo era in grado di estendersi. Il Bivacco Pelino era visibile sulla cima di MonteAmaro anche a chilometri di distanza, il suo igloo di metallo rosso prendeva risalto sul chiarore degli sfasciumi che un tempocostituivano il fondale dell’antico mare di Tetide. Dalla cima del massiccio prendeva senso la terra d’Abruzzo, si leggevano gli altririlievi superiori e si ammirava il Gran Sasso, figlio della dea Maia che secondo la leggenda era la trasfigurazione di quella montagna. 

domenica 17 agosto 2014

Sibillini - Monte Porche e Palazzo Borghese

Le nuvole ombreggiavano le montagne cambiando di volta in volta il volto dei Sibillini, simili a piramidi d’erba. Un greggenumeroso di pecore dava voce al Pian Perduto, intanto che un pastore urlava loro per richiamarle alla razione giornaliera disale. Il filo di cresta che collegava il Monte Porche con la restante Sibilla contava sul dorso diverse sagome di viandanti, mentre dalbasso delle vallate il ventre delle montagne celava la forma di antichi circhi glaciali. Palazzo Borghese si innalzava col suoprofilo roccioso e insolito, simulando la morfologia bugnata di antiche residenze nobiliari. Sotto di esso un antico percorsoromano conduceva alla Piana di Castelluccio, era la Strada Imperiale, una delle tre vie doganali che per secoli erano stateseguite dai pastori per immettersi sulle vie della transumanza.

sabato 16 agosto 2014

Cicloturismo di prova: Scoppito - Secinaro

La prima esperienza di cicloturismo era un giro di prova ad anello intorno al territorio aquilano, partivamo da Scoppito perraggiungere Secinaro, passando per la Valle dell’Aterno, l’altopiano delle Rocche e quello di Campo Felice, sfruttando lanuova galleria di Serralunga, che finalmente metteva in comunicazione i due versanti della montagna. Passavamo perstrade poco frequentate, immerse nella natura e al cospetto di montagne maestose, come il Sirente. Il verde delle vegetazionitrovava sfogo in molteplici sfumature, mentre i toni dei campi di grano iniziavano a spegnersi, alleviando i contrasti con gli altricolori. I paesi si  popolavano di turisti, alcuni dei quali incuriositi dalle nostre strane biciclette con le sacche. Nella quiete di stradebellissime trovavamo il piacere di viaggiare senza fretta, tutto era a nostra dimensione.

sabato 9 agosto 2014

Mainarde Molisane - anello di Monte Mare e l'Eremo di Charles Moulin sul Monte Marrone

Charles Moulin era un pittore francese amico di Henri Matisse, con cui frequentò l’Ecole des Beux-Arts de Paris nel 1888. Viaggiò molto tra gli Stati Uniti, la Francia e l’Italia, dove giunse per laprima volta all’età di 27 anni, e che scelse in seguito come luogo dove rimanere per tutta la vita. Vincenzo Tommasone, uno zampognaro che gli aveva fatto da modello per i suoi quadri, glifece conoscere la Valle del Volturno, da lì nacque l’amore per quella terra, circondata da montagne maestose e primitive. Nel 1919 si trasferì definitivamente presso Castelnuovo al Volturno,alternando la permanenza in paese con lunghi periodi di isolamento artistico sulla cima di Monte Marrone, dove un piccolo eremo costruito in seno ad una vallata sommitale gligarantiva la giusta tranquillità per avere coscienza totale della luce e della natura. La gente del posto gli voleva bene, lo leggevamo negli occhi di Livio, un signore incontrato lungo ilnostro cammino che da bambino aveva avuto la fortuna di conoscerlo: ci descriveva la sua aria singolare e la sua lunga barba bianca, vestito di stracci e sempre con un sorriso gentile definitosul volto, chissà quante leggende avrà suscitato su di sé quello strano pittore che tutti chiamano Mussié Mulà. Nei pressi dell’eremo, diversi faggi secolari si torcevano come a volerdimostrare la propria anima, la nebbia andava e veniva a tratti conferendo a quella visione un ulteriore fascino e mistero. La bellezza delle Mainarde si componeva della sua natura selvaggia eincontaminata, luoghi severi dove l’uomo aveva difficilmente segnato il territorio, e forse sarà stata proprio questa sintesi terrena ad ammaliare l’anima di quell’artista. Dalla cima di MonteMare ammiravamo quasi tutto il filo di cresta della piccola catena montuosa: lo sguardo scivolava lungo i pendii e risaliva le sommità degli altri rilievi, tra ghiaioni, boschi e piccoli arbusti sicomponevano la luce e i colori dell'essenziale. Charles Moulin era stato incantato dai paesaggi delle Mainarde, era ossessionato dalla luce e all’amico Matisse che gli domandava come avrebbefatto a trovarlo scriveva: “Quando vedrai il sole, lì sarò io”. (Testo in corsivo citato da qui).
 

domenica 3 agosto 2014

Il Castello di Piscignola da Rocca di Corno

Il Castello di Piscignola un tempo apparteneva alla nobile famiglia aquilana dei de Nardis, e di fatto partecipò nel 1254 alla fondazione della città dell’Aquila. Situato nel territorio comunaledi Antrodoco nel 1927 passò anch’esso alla provincia di Rieti, ma il legame abruzzese si rivendicava ancora negli ultimi anni. Il toponimo aveva subito nel tempo diverse variazioni: da RoccaPiscinale a Piscigna a Piscinola (diminutivo del termine latino piscina = vivaio di pesci) andava a cogliere il significato che un tempo ribadiva lo stemma lapideo del castello raffigurante deipesci, apposto sull’architrave dell’ingresso e purtroppo trafugato nell’autunno del 1980. Un’antica sorgente ai piedi del castello alimentava stagionalmente il Ruscello Corno: una profondaerosione del suo fosso segnava l’abbondanza che un tempo avevano le sue acque, sicuramente ricche e pescose, ridotte ai nostri giorni soltanto a rivoli stagionali. Quelle poche murarimaste in piedi erano in completo disfacimento, ormai la loro funzione protettiva era rivolta unicamente agli arbusti che vi crescevano all’interno. Si salvava soltanto una piccola volta abotte che fungeva da ricovero ad un gruppo di asini. I pascoli in quota animavano quell’interessante conca di natura carsica, i loro campanacci risuonavano nella vallata dando vitalità ad uno deipiù bei pianori della zona. Di questo “castrum” abbiamo notizia nel Catalogus Baronum (siamo nell’anno 1167) dove si dice: Todinus de Colimento tenet […] Roccam Piscinalem (CATALOGUSBARONUM, a cura di E. Jamison, in “Fonti per la Storia d’Italia”, Roma, 1972, n:1172). L’Antinori ci fa sapere che Nel 1185 Gentile Vetulo aveva Rocca Piscinale in Valle d’Antrodoco” e che Nel1384 Piscignola risulta ancora abitata (A.L. ANTINORI, Corografia, ms. – metà sec.XVIII – in Biblioteca Provinciale dell’Aquila, vol. XXXVII, p. 38). Ma successivamente da undiploma di Re Ladislao del 1408 apprendiamo che a tale data il Castrum Piscignolae doveva considerarsi distrutto e abbandonato dagli abitanti (vedilo in A. CLEMENTI, Momentidel medioevo abruzzese, Roma, 1976, p. 106); tanto che nel 1488 Piscignola e Racino non formavano che un castello (ANTINORI, op. cit. vol. XXXVII, p. 40). (Il testo riportato in corsivo è unacitazione tratta dalle Note Illustrative dei Sentieri Montani della Provincia dell’Aquila, 1996).