domenica 15 febbraio 2015

Hatria: l'antica Atri dal mare alla collina

Il mare d’inverno si modulava sotto il canto del vento e delle onde, poche persone camminavano sulla riva, che, maggiormentepopolata dai gabbiani, si impreziosiva di conchiglie e addirittura di alcune stelle marine. Davanti alla Torre di Cerrano,riaffioravano dalla sabbia le rovine dell’antico porto di Hatria, un’importante struttura portuale che i romani costruironointorno al III secolo a.C. circa; nonostante i tanti secoli trascorsi quelle malte tenevano ancora saldi il pietrame e il calcestruzzo,che così erosi dal mare assumevano una veste anonima simile a quella di normali rocce. Ammiravamo la costa dall’affacciopanoramico di Silvi, e seguivamo la strada che sul filo della collina conduceva ad Atri. Atri vantava una storia trimillenaria, dal marealla collina un tempo raccoglieva tutto, era stata lei a dare il nome al mare Adriatico, una supposizione avvalorata dalla sua origineantichissima (XII-XI sec. a.C.) e dalla sua collocazione centrale nel bacino del Mediterraneo. I vasti confini di epoca romana sitrovavano adesso ridimensionati in un raccolto nucleo urbano, di cui la piazza e la Chiesa di Santa Maria Assunta ne parevano ilcentro. Dentro la cattedrale ammiravamo i mosaici delle antiche terme e gli affreschi rinascimentali ispiratiai paesaggi e ai personaggi abruzzesi. Tra il chiostro e le cisterne romane numerosi reperti testimoniavano il fascino di una storiaantichissima, la bellezza della terra d’Abruzzo era anche nel dettaglio di ogni piccolo ricamo di pietra.

domenica 8 febbraio 2015

Colle di Vallecupa sopra l'altopiano di Cascina

Alcuni casolari sparsi segnavano la presenza dell’uomo sull’altopiano di Cascina, i loro ruderi trovavano risalto nelcontrasto con la neve, che negli ultimi giorni aveva imbiancato gran parte delle montagne. Dalla strada  ammiravamo tutto ilversante settentrionale di Monte Calvo, che sotto notevoli accumuli aveva ammorbidito il suo profilo di cresta, ma ilpanorama più bello lo scorgevamo dalla cima di una piccola collina non molto distante, Colle di Vallecupa, dove non solopotevamo continuare ad ammirare gli scenari precedenti, ma anche la conca aquilana, la mole del Gran Sasso e parte della Laga.In lontananza c’era anche la Majella che alleggerita dalle nebbie della prospettiva aerea pareva come un’isola a cui approdare.Tutti i panorami si perdevano nel bianco, qualsiasi colore che ne rimaneva fuori viveva un contrasto fortissimo, così facevano glialberi e i cespugli, i cavalli e i casolari. I piccoli paesi di Menzano, Santi e Casaline si tenevano stretti nei loro piccoli nuclei urbani,la neve ne aveva eguagliato forme e colori, tanto da renderli simili a quelli di un presepe.